Intervista a Ezio Aceti da Mayra Novelo, giornalista
Riccordate Inside Out, il film di animazione della Walt Disney Pixar, del 2015, diretto da Pete Docter? Racconta una storia che ha per protagoniste delle emozioni: paura, disgusto, rabbia, tristeza e felicità. Ha avuto grande successo non solo perche ci presenta il mondo affascinante di queste forze interiori che ci travolgano e ci fano provare tante volte un senso di impotenza, ma soprattutto perche la vicenda è sostenuta da studi accurati sulla natura delle emozioni.
Il misterioso mondo delle emozioni ha meritato un interesante dialogo con lo psicologo italiano Ezio Aceti che in modo originale e accattivante ci offre numerosi spunti di riflessione sulla l’importanza di conoscere queste “energie” e sui comportamenti adeguati nell’educazione dei figli.
Le emozioni sono sostanzialmente delle attrattive o repulsioni che noi proviamo verso le persone e le cose…: se noi le utilizziamo bene possiamo rinnovare la società e la famiglia e realizzare tante cose belle
Chi è Ezio Aceti?
Il nostro appuntamento si svolge nella Stazione Centrale di Milano, in un intervallo di due ore mentre Aceti attende un altro treno. Alle dieci del mattino mi stava aspettando alla fine del binario con uno sguardo accogliente e un grande sorriso. Mentre camminavo verso di lui, mi sono rinfrescata nella mente le qualità del grande personaggio che stavo per intervistare: Ezio Eceti, sposato, con due figli e due nipoti. Ha conseguito la laurea in Psicologia a Padova con una tesi sul gruppo come strumento educativo, terapeutico per i bambini e i ragazzi. Si è sempre occupato di educazione e psicologia infantile ed adolescenziale. È stato direttore di un Centro di Formazione Professionale e coordinatore scientifico in centri per disabili gravi. Ha aperto molti sportelli di ascolto psico-pedagogici nelle scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori, rivolte a genitori e insegnanti. Ha conseguito il diploma di Magistero in Scienze Religiose e da diversi anni si occupa di formazione come conferenziere per insegnanti, enti, associazioni e per la CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Con altri psicologi ha fondato l’associazione Parvus che si occupa di terapie infantili e supporto alla genitorialità.
Scelto uno spazio adattato alla situazione e ordinato un caffè espresso, italiano ovviamente, mi sono detta: Insomma è Ezio e ho presso coraggio per iniziare con le domande le cui risposte si aprivano a un dialogo che desideravo non finisse mai…
-. Lei come psicologo e ricercatore ha scritto quasi una trentina di libri. Tra tutti questi ce ne sono alcuni dove ha dato più spazio all’emozione e alla spontaneità?
Ezio Aceti.- Si, perchè ritengo che le emozioni siano l’ “energia” della vita, tutti noi viviamo le emozioni. Le emozioni sono sostanzialmente delle attrattive o repulsioni che noi proviamo verso le persone e le cose, ma le emozione sono energia al nostro servizio: se noi le utilizziamo bene possiamo rinnovare la società e la famiglia e realizzare tante cose belle. Però le stesse emozioni, se le utiliziamo male, possono fare tanti danni, per esempio, in relazione all’emozione della rabbia, pensa a tutte le violenze che ne possono derivare.
Le emozioni non sono sbagliate, non c’è nulla di sbagliato nella nostra vita, ci sono, invece, molte opportunità. Le sei emozioni di base: la sorpresa, la paura, il disgusto, la rabbia, la tristezza e la felicità non sono positive o negative, sono energia al nostro servizio, l’importante è come noi la utilizziamo. Ecco la persona libera è quella che pian piano cerca di utilizzare bene le emozioni, anche quelle negative.
C’è un concetto in psicologia, chiamato resilienza, che è la capacità di trasformare le emozioni negative in positive. Penso che il futuro sarà proprio qui: l’utilizzo delle emozioni. È per questo che vorrei insegnare l’utilizzo delle emozioni sino dalla infanzia, da quando il bambino è piccolo.
Se un bambino riesce a conocerle e a padroneggiarle, può realizzare cose utili e benefiche anche per rinnovare il mondo. Se le azioni delle persone sono positive e altruiste, si genera una comunità felice e solidale. Viceversa, si rischia di vivere da soli in modo aggressivo e violento. Allora, l’educazione alle emozioni risulta essere un compito primario.
Non c’è nulla da buttare via nella nostra vita, c’è tutto da trasformare per vivere delle opportunità e delle esperienze positive
-. Potrebbe condividere con noi qualche episodio coinvolgente della storia della sua vita?
Ci sono tanti episodi significativi nella mia vita. Posso dire questo: la cosa più importante è cogliere tutte le esperienze come opportunità. Io sono sposato da 35 anni, ho due figli: uno disabile che ha dei problemi di apprendimento, un altro che ha una malattia, però ha dei figli, ho tre nipotini… Questo è tutto quello che mi è capitato, visto da un punto di vista prettamente umano poteva sembrare una cosa negativa e faticosa, ma nel rapporto con Dio, che non è nient’altro che l’umano rialzato, tutte queste fatiche si transformano in opportunità. Vede, io penso questo: la vita è come noi la facciamo esistere.
Se io scrivessi tutto quello che ho vissuto si potrebbe fare una lista di tante cose negative, però io potrei guardarle come tutte le opportunità che ho avuto. Mi rendo conto di quanto sia importante cambiare la vita e dare un senso a tutto quello che si vive. Non c’è nulla da buttare via nella nostra vita, c’è tutto da trasformare per vivere delle opportunità e delle esperienze positive.
Ha scelto di dedicarsi alla psicologia per qualche motivazione particolare?
È stato un percorso che è nato lentamente. Io ho frequentato l’Istituto Tecnico per periti elettrotecnici e in quarta ho sentito che i valori dell’ uomo dovevano essere messi al centro e così nacque in me questa passione per la psicología, poi, a forza di lavorare con i bambini, mi è venuta la predilezione per la psicologia infantile che ritengo veramente il futuro come scelta dell’ uomo.
Però la psicología non è sufficiente; infatti, strada facendo nel mio lavoro, ho visto l’importanza di avere una radice antropologica sul senso dell’uomo, per questo ho conseguito una laurea in Scienze Religiose per cercare di completare i mie studi.
-. Ha fondato l’associazione Parvus con altri psicologici che si occupa di terapie infantili e supporto alla genitorialità. Ci potrebbe parlare dello scopo, delle finalità e del metodo di lavoro che lì si segue?
Parvus vuole dire bambino, per cui lo scopo è diffondere la cultura dell’infanzia. Siamo un grupo di psicologi che abbiamo aperto molti sportelli di ascolto psico-pedagogici nelle scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori, rivolti non tanto ai bambini che hanno dei problema, ma soprattutto ai genitori e agli insegnanti. Io sono convinto dell’importanza di diffondere la cultura dell’infanzia.
Ho visto l’importanza di avere una radice antropologica sul senso dell’uomo
Provi, lei, a pensare che bello sarebbe se in tutto il mondo un papà e una mamma, quando hanno un bambino, facessero tre o quattro incontri per capire come funziona il loro bambino. Quanti errori in meno! Non c’è nessuno che vuole crescere male, non c’è proprio nessuno. Io non ho trovato bambini capricciosi, ho trovato bambini con una logica diversa alla mia.
Sono stato in diversi paesi del mondo e, mi creda, questa “ignoranza” sui bambini è difusa. Allora il principale problema nell’educazione dei figli, è non conoscerli come bambini. Dedicare un po’ di tempo alla conoscenza dell’infanzia, allo svilupo di come funziona un bambino è dedicare tempo al futuro dell’umanità. L’osservazione e lo studio dello sviluppo evolutivo dei bambini non possono essere prerogativa dei soli specialisti, occorre renderli un patrimonio di conoscenze diffuse e condivise.
Non possiamo lasciare che, ancora oggi, l’educazione dei nostri figli rimanga fondata sul solo “buon senso”.
.- Ci potrebbe parlare di quella volta che avete fatto cancellare un programa Tv di contenuti educativamente inapproppiati per i bambini dal punto di vista educativo?
In Italia abbiamo una figura che si chiama “garante per l’infanzia”.
C’era una trasmissioni che prendeva i bambini a li trattava come degli adulti. La conduttrice faceva cantare ai bambini canzoni d’amore da grandi e loro scimiottavano tutto questo e quando finiva la canzone la presentatrice si avvicinava ad un bambino chiedendo “chi è la tua fidanzata?”. Il bambino di otto anni scimiottando un adulto raccontava della fidanzata… Questa è violenza pura sul bambino. I bambini hanno il sacrosanto diritto di vivere le loro emozioni e di essere rispettati nella loro infanzia. Noi siamo riusciti a togliere questa trasmissione.
Correggi il bambino con un linguaggio positivo
Un’altra cosa che dobbiamo combattere in tutte le nazioni è la parolaccia perché è devastante, fa male e denigra il bambino nella sua infanzia. Il bambino ha diritto anche di essere ammonito, ma con un linguaggio positivo e di sostentamento. La parolaccia fa male, perché penetra nell’intimo del bambino, ecco perché dovremmo ribellarci tutti e chiedere che si facciano delle leggi che proibiscano l’uso delle parolacce in Tv e in tutti i mass media. Sa perchè? Perché il bambino vede tutto, se i grandi sapessero come sono visti dai bambini, chederebbero scusa tutte le volte che usano le parolacce.
-. Nelle sue numerose conferenze sull’educazione dei bambini, insiste sul fatto che l’amore è la cosa più importante. Cosa vuol dire amare i bambini?
Lei si sarà innamorata di suo marito e suo marito di lei. Quando vi sieti innamorati come faceva suo marito per dimostrarle che l’amava? Le faceva il regalo di cui lei aveva piacere? A mano a mano che la conosceva faceva cose che le davano soddisfazione e che non la offendevano. Ecco l’amore concreto pratico ama l’altro come è, non come se lo immagina. Allora la prima cosa che serve per amare un bambino, non è solo volere il suo bene, che gia è una cosa importante, ma è conoscerlo, conoscerlo a fondo.
I grandi educatori hanno fatto una cosa: come un piano inclinato si sono abbassati ai piani evolutivi dei bambini e, quando l’hanno conosciuto, l’hanno trattato di conseguenza. Infatti più io conosco l’altro più lo amo per quello che è. Si passa dell’amore generico (“ti voglio bene perchè sei bella e carina”) all’ amore personale: “ti voglio bene perché sei fatta così, così e così…”). Ecco questo è amare un bambino. Più lo conosco più lo capisco meglio, più mi rapporto con lui, più capisco me stesso, perché l’amore è sempre relazioni, sempre reciprocità. Più io vado verso l’altro, più l’altro mi aiuta a capira chi sono io.
L’esperienza negativa in assoluto è l’indifferenza, perché testimonia il totale disinteresse verso le persone e le cose
La gestione delle emozioni
-. Perché oggi è importante parlare di educare alle amozioni?
Perché le emozione sono una carica energetica molto forte e se io non la so governare mi può creare danni. Pensiamo al litigio che di per sé è una cosa giusta, eppure il litigio non è del tutto negativo. L’esperienza negativa in assoluto è l’indifferenza, perché testimonia il totale disinteresse verso le persone e le cose.
Gestire bene le emozione, significa usare questa carica energetica senza umiliare l’altro
Il conflitto e il litigio contengono qualcosa di positivo, perché, se si litiga con una persona, significa che ci interessa, che vogliamo discutere e sentire il suo parere. Ma, se il litigio deborda in volgarità e sopraffazione, il risultato è pessimo e ci si allontana sempre di più.
L’importante allora sarà “litigare bene, accarezzare il conflitto, appunto”! Ciò può permettere all’altro di esprimere il suo parere, anche discordante dal mio, in modo tale che alla fine, dopo il litigio, ci si senta più uniti, più uomini, con un’unità d’intenti che, anche se è costata fatica, comprende entrambi, in quanto è frutto dello sforzo di tutti. Occorre allora abituarsi a litigare bene.
Gestire bene le emozione, significa usare questa carica energetica senza umiliare l’altro; persino Gesù viveva le emozioni, vediamo che sempre ha detto il suo parere, pur senza mai sminuire il valore del altro.
-. Come può una madre o un padre comprendere il vero bisogno di suo figlio?
La cosa avviene in tre modi. In primo luogo deve conoscerlo. Forse non tutti possono participare alla formazione alla genitorialità c’è chi ne ha possibilità e chi no. Ma la seconda cosa è l’ascolto: questo lo possono fari tutti. Cosa vuol dire l’ascolto? Quando un bambino parla, prima di intervenire la madre deve chiedersi: perchè ha detto questo? come mai fa così? Questo spazio d’ascolto è amore.
La terza cosa, dopo che l’ ha ascoltato, deve pescare dentro di sé quello che si sente dentro: questo è il miglior modo per educare, perché io, per ascoltare, devo mettermi nei panni dell’altro, devo entrare nell’altro. Dopo quello che mi dice il mio cuore sarà utile e positivo, perché non è frutto solo delle mie idee, ma anche dello spazio che ho dato all’altro. L’amore e l’ascolto sono una cosa dinamica, l’educazione non è mai un rispettare delle regole, è frutto sempre di una relazione, di un rapporto, poi viene la regola, ma questa, senza rapporto, non serve a niente.
Autoritarismo e autorità, chiare differenze
-. Nell’educazione autorità e regole si conciliano con l’amore verso i bambini?
Più che autorità io userei la parola autorevolezza. Cosa è l’autorevolezza? Faccio un esempio, ammettiamo che lei vada in un posto e qualcuno le dica “lei deve fare questo, questo e questo” e lei non ne capisce la ragione. Lei lo fa solo in due circostanze: se questa persona le punta una pistola addosso, allora lo fa per paura, o se ha stima di quella persona, per cui lei è disposta a fare una cosa anche se non ne capisce le ragioni. Ecco: questa è l’educazione.
A volte i nostri figli non possono capire tutto quello che gli viene detto o chiesto, perché non hanno le competenze cognitive dell’età o sono ancora in crescita, per cui tante cose non le comprendono, ma sono disponibili a farle se hanno stima dei genitori, se hanno fiducia in noi. E come fanno ad avere fiducia in noi? Ce l’hanno se noi siamo andati verso di loro, se abbiamo costruito una relazione con loro. Ecco: l’autorevolezza è quando l’altro ha una fiducia in noi anche se non comprende tutto.
Ma questa autorevolezza si conquista se io “perdo tempo” con mio figlio, se gli sono stato vicino, se l’ho sostenuto e se lo ho ammonito senza mai punirlo; la punizione non serve a niente, perchè è una violenza verso l’altro, mentre l’ammonimento sostiene, evidenzia e incoraggia a essere migliore.
Noi pensiamo che educare sia dare norme, regole, castigare, punire… no, niente di tutto questo, niente! Educare è far sentire il bambino atteso, desiderato, far sentire che è valsa la pena che sia nato; questo noi possiamo farlo se ogni volta che parliamo con lui terminiamo il nostro dire con la parola Tu. La parola Tu vuol dire che rispettiamo la sua dignità; ad esempio, si può dire: “Guarda non mi aspettavo questo da te, hai sbagliato qui, qui, qui… sono sicuro che Tu farai meglio, sono sicuro che Tu saprai cosa fare”. Questo Tu è il capolavoro dell’educazione.
Amare non sta nel fare le cose giuste e perfette, sta nel mettercela tutta
-. Pensa che sia facile per i genitori, quando tornano a casa dopo un lungo orario di lavoro, avere la disponibilità emotiva di donarsi al bambino? Potrebbe darci qualche consiglio di cosa dobbiamo fare?
Non è facile, anche perché questa società non è al servizio dell’infanzia e neanche è al servizio della famiglia, lo sappiamo tutti. La complessità, il lavoro, le carenze, la competitività, tutto questo trascina in un vortice di fatica enorme che a volte ci fa trascurare i figli e la famiglia, è comprensibile… Amare non sta nel fare le cose giuste e perfette, sta nel mettercela tutta.
Soprattutto a livello educativo occorre considerare questo fatto: i nostri figli non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori umani. I genitori umani sono quelli come noi che hanno tanti difetti, tante fragilità, ma che ce la mettono tutta. Il bambino comprende che al di là del comportamento corretto c’è un cuore e una volontà e un’intelligenza che sono al suo servizio. Questa è la cosa più bella che possiamo fare: mettercela tutta per metterci a disposizione dei nostri figli e degli altri.
Ma quando arriviamo a casa dobbiamo mettercela tutta e se qualche volta ci arrabbiamo si chieda scusa, i figli capiscono i nostri sbagli se noi chiediamo scusa, perché scoprono in noi un atto di gentilezza. È importante cercare e provocare momenti in famiglia, soprattutto nel fine settimana. Credo importante insistere nelle parrochie, nei gruppi sociale che sia obbligatoria l’alfabetizzazione genitoriale.
La proposta è di aiutare i genitori nella comprensione dei figli e di guidarli nei passaggi della loro evoluzione, nella presa di coscienza degli aspetti problematici a essi legati e nell’attivazione delle risorse necessarie per affrontare il percorso educativo.
Il bambino diverso a causa di una disabilità
-. Quando in un figlio si presenta una disabilità oggettiva, come accettarlo e amarlo così com’è?
Handicap è sempre un male oggettivo, di conseguenza la malattia va sempre combattuta con tutte le forze che abbiamo, ma la persona va completamente amata.
Non c’è nessuna differenza dal punto di vista della dignità fra un handicapato grave sul letto che apparentemente non comprende niente e il più grande genio sulla faccia della terra. Davanti agli occhi di Dio hanno la stessa e identica dignità. Io devo amare fino in fondo quell’handicapato grave come il genio, naturalmente l’handicapato grave ha più bisogno e suscita il convolgimento della mia persona, non solo nella capacità di dare aiuto ma anche ad essere più uomo, più umano e ad assumere risponsabilità e rispetto verso le persone disabili.
Uno Stato che dedica le sue energie per i propri deboli diventa sempre più Stato, più dignitoso e succede un miracolo, di cui tutti i cittadini si accorgono, per cui tirano fuori il meglio di se stessi per accudire il piu fragile, risvegliando l’altruismo, l’ascolto, il coraggio, la generosità, la pazienza, l’empatia
La mia dignità aumenta, sembra un assurdo, ma la disabilità altrui mi fa più uomo. Non dobbiamo desiderare la malattia, ma quando c’è, dobbiamo coinvolgere noi stessi per aiutare la persona a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano físico, funzionale, sociale ed emozionale.
Uno Stato che dedica le sue energie per i propri deboli diventa sempre più Stato, più dignitoso e succede un miracolo, di cui tutti i cittadini si accorgono, per cui tirano fuori il meglio di se stessi per accudire il piu fragile, risvegliando l’altruismo, l’ascolto, il coraggio, la generosità, la pazienza, l’empatia ecc. Oggi puntiamo sulla competitività: sovente si tira contro l’altro per far vedere chi è più “figo”, più tosto: questo è un grande sbaglio.
Naturalmente un figlio disabile comporta momenti difficili e di preoccupazione, soprattutto per l’incertezza sul suo futuro. Preoccupazioni che mantengono vivo il nostro essere genitori e ci fanno comprendere l’essenziale della vita.
-. Quale consiglio darebbe a due genitori che pensano di adottare un bambino?
L’adozione è una cosa faticosa ma bellissima, perché significa occuparsi di una persona, tante volte ferita, abbandonata. Però ci vuole un po’ di preparazione perché c’è una ferita. La società dovrebbe agevolarli. Consiglio che i genitori si facciano aiutare da uno psicologo per capire meglio come affrontare la situazione del bambino. Il desiderio e una preparazione sufficienti: basta solo questo per adottare.
-. Da un punto di vista scientifico è gustificabile una famiglia con i genitori omossesuali?
Io sono un psicologo infantile e posso dire che un bambino, se è amato, cresce bene. Non dubito che due omosessuali possano voler bene a un bambino ma c’è un problema: un bambino che viene adottato spesso è un bambino ferito, e un bambino abbandonato ha il diritto di avere il meglio e il meglio è un padre e una madre, perché il bambino ha diritto di imparare la reciprocità; per questo ritengo che l’adozione di un bambino debba essere fatta da una coppia eterosessuale, perché il bambino merita il meglio che sará sempre un modello di famiglia con un padre e una madre.
Sa qual è il dramma di oggi? che conosciamo troppo poco i bambini
-. C’e qualche personaggio storico o attuale che l’ispira o che lei ammira in modo particolare?
Ce ne sono diversi. Da un ponto di vista religioso io ho preso la mia vita da una donna: si chiamaba Chiara Lubic, la presidente del Movimento dei Focolari, che con il carisma dell’unità ha dato senso a tutte le vicende umane raccogliendole nell’unità. L’unità non è altra cosa che la luce e ogni cosa può essere vissuta per amore.
Altri personaggi che sono stati importanti nella mia vita sono stati grandi psicologi infantili: la Montessori, la Dolto, la Klein… tutti questi hanno dato una luce sui bambini. Vede, per me il futuro sará l’infanzia. Se noi cureremo l’infanzia riusciremo a dare un senso al futuro. Il bambino è come una pianta: se io la metto bene, crece bene.
Sa qual è il dramma di oggi? che conosciamo troppo poco i bambini. Una delle piu grande sciocchezze che ho mai sentito è una mamma che dice “io voglio bene al mio bambino”, ma tutte le mamme vogliono bene al loro bambino e comunque ci sono bambini che sono cresciuti storti perché non sono stati conosciuti bene. Per amare qualcuno bisogna conoscerle. Questi psicologi hanno tolto il velo sui bambini e ci hanno insegnato come sono.
-. Li piace quello che fa?
Sono innamorato del mio lavoro, perché sento che il mio lavoro mi realizza. In senso stretto io sono un professionista, nel mio lavoro però sono un credente e ritengo che dare Gesú sia dare l’uomo, in quanto il cristianesimo è l’umanesimo realizzato. Non c’è nessuna differenza fra volere un mare di bene anche professionalmente ai bambini, ai ragazzi e alle famiglia come psicologo e come cristiano.
Un avviso di partenza del treno indicava che il nostro dialogo per questa occasione doveva concludersi e così è stato.
Grazie, Ezio, per il tuo tempo, la tua dedizione e il tuo impegno per l’ educazione dei bambini e dei loro genitori!
Puoi leggere l'intervista qui in versione spagnola
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